Continua il dibattito sull’utilizzo terapeutico della marijuana

Cannabis sì, cannabis no.. in Italia è ormai annoso il dibattito sulle droghe leggere eppure gli effetti su diverse patologie potrebbero essere incredibili. È quanto emerge da uno studio pubblicato sul Journal of American Academy of Dermatology che ha analizzato e sperimentato un nuovo utilizzo della marijuana.

Questa sostanza, i cui benefici per nausea, dolore e infiammazioni sono già noti, potrebbe infatti essere l’elemento che fino ad oggi mancava nei prodotti per la pelle, in particolare psoriasi e dermatite. Non solo fumare tale sostanza potrebbe apportare benefici ma anche trasformarla in crema. Vediamo nel dettaglio come si è arrivati a tale conclusione.

I ricercatori della University of Colorado School of Medicine, guidati da Robert Dellavalle, hanno esaminato le prove esistenti dell’impiego della cannabis nella  letteratura scientifica. Il team ha osservato un legame tra l’iniezione con tetraidrocannabinolo (THC), il composto psicoattivo della cannabis, e una riduzione di malattie della pelle, tra cui la psoriasi, prurito, dermatite atopica e da contatto.

Poiché le proprietà antinfiammatori di tale sostanza sono già note, del resto, non stupisce che anche le infiammazioni della pelle rispondano bene alla cannabis. Lo step successivo, dopo psoriasi e dermatite, resta quello del carcinoma. Nell’ambito dello stesso studio risultava infatti ridotta anche la crescita del tumore nei topi con il melanoma, la forma più letale di tumore della pelle.

La maggior parte degli studi inclusi nella revisione hanno coinvolto modelli animali, mentre, sottolineano gli autori, studi clinici su larga scala per valutare la sicurezza e l’efficacia dell’uso topico di cannabinoidi per la cura di malattie della pelle negli esseri umani devono ancora essere condotti. Tuttavia, concludono i ricercatori, nel frattempo i soggetti che non rispondono ad altri farmaci potrebbero beneficiare dall’uso di derivati del THC.

Per poter utilizzare in maniera massiccia tale sostanze anche in Italia, tuttavia ci vorrebbe una liberalizzazione ancora molto lontana. È vero che a scopi terapeutici questa e molte altre sostanze sono ammesse ma è pur vero che si tratta di un terreno scivoloso soggetto a tante e diverse limitazioni.

Qualora gli sviluppi dello studio dovessero portare ad altri risultati importanti negli Stati Uniti, tuttavia, non è escluso che i cugini d’oltreoceano possano fare da apripista anche nella sperimentazione di medicinali a base di Cannabis anche in Europa.

Per il momento i dati sono molto incoraggianti inoltre l’interesse della comunità scientifica è tutto volto ora ad approfondire gli effetti del carcinoma sul quale ad oggi non esistono sistemi certi né di prevenzione né di cura.

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